La Fondazione OELLE Mediterraneo Antico propone, per la seconda edizione, il progetto “Collezione in Fondazione”: un format circolare che coinvolge un collezionista, invitato a raccontare con le proprie opere e la propria storia, le ragioni di una collezione, dei suoi sviluppi etici ed estetici e della prorompente azione dell’arte.
Renato Alpegiani ha accettato con entusiasmo l’invito di Fondazione OELLE a esporsi, a raccontarsi, in qualità di collezionista e di figura di spicco nel sistema dell’arte italiana e internazionale.Torinese, ricercatore infaticabile e frequentatore attento di gallerie e fiere internazionali, Alpegiani ha scandagliato, fin dai primi anni Ottanta, tutte quelle correnti nazionali e internazionali che hanno determinato una svolta nella concezione odierna dell’arte contemporanea.
In mostra sono oltre 50 le opere della collezione Alpegiani, con opere di Paola Angelini, Stefano Arienti, Vanessa Beecroft, Nicolò Bruno, Zaza Calzia, Srijon Chowdhury, Jo Coda, Silvie Fleury, Louis Fratino, Roberto Goffi, Roni Horn, Karen Kilimnik, Maria Lai, Bice Lazzari, Lalla Lussu, Jonathan Monk, Ruben Montini, Scott Myles, Catherine Opie, Mattia Ozzy B., Carol Rama, Rosanna Rossi, Matt Stokes, Annika Strom, Vibeke Tandberg, Sue Williams.
Di Antonio Marras, invece, è in esposizione COMPARE SPARE (2021), stoffe recuperate, trovate, riprese da scartati e rifiuti e poi assemblate, ricamate, cucite come fossero strati di colori e materiali diversi, per una serie di 10 paraventi di dimensioni ambientali.
Designer italiano dalle radici sarde che ha conquistato il mondo della moda grazie alla sua creatività senza confini e alla sua capacità di trasformare i tessuti in opere d’arte, Antonio Marras ha iniziato a lavorare nel campo della moda nel 1987. Debutta come stilista nell’alta moda nel 1996. La sua prima collezione di prêt-à-porter è del 1999. È stato responsabile della Maison Kenzo.
Poesia è la prima parola che mi rimanda all’arte di Anna Tusa: un pensiero – o piuttosto una visione – che supera la barriera dell’immagine e colpisce i nervi scoperti di ciascuno di noi, ci disarma e ci mette davanti alle nostre fragilità, specchio in frantumi che riflette le nostre multiple immagini.
Questa mostra parla di un collezionista d’altri tempi, romanticamente e fortemente legato ad una visione per la quale l’opera, nel valore artistico e unicità, l’unico simbolo in grado di rappresentare il suo amore per l’arte.